Economia dell'Immigrazione

Tasse sulla casa: quanto pagano gli immigrati

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Secondo lo studio della Fondazione Leone Moressa, l’apporto delle famiglie straniere al gettito TASI non raggiunge l’1% del totale. 

Mediamente ogni famiglia straniera proprietaria di casa paga 108,8 euro di TASI, per un gettito complessivo di 27 milioni di euro, pari a meno dell’1% del gettito TASI complessivo (pari a 3,4 miliardi di euro).
Questo dato esprime chiaramente il gap abitativo tra italiani e stranieri, che evidentemente rappresenta un ostacolo all’integrazione socio-economica. Inoltre, questa situazione non solo non facilita l’integrazione nel tessuto italiano, ma fa si che il contributo delle famiglie straniere in fatto di tasse abitative sia molto basso.

Per quanto riguarda la percentuale di autoctoni proprietari dell’abitazione di residenza, generalmente i paesi mediterranei si collocano sopra la media. Infatti, la media UE15 vede il 71,8% della popolazione proprietario della casa. Valore che raggiunge l’83,5% in Spagna, il 78,7% in Grecia e il 78,6% in Italia. I paesi del Nord Europa, invece, evidenziano valori più bassi: in assoluto, il valore più basso è quello della Germania (52,0%), seguito da Austria (61,5%) e Danimarca (62,2%).
L’Italia è anche il paese in cui l’incidenza dei proprietari è aumentata maggiormente nel periodo 2009/2014 (+1,8 punti percentuali).
Tra la popolazione immigrata, invece, l’Italia è l’ultimo paese per percentuale di stranieri proprietari (23,4%). La media UE è del 35,8%, che in questo caso aumenta nei paesi del Nord Europa (es. Svezia 45,0% e Paesi Bassi 49,3%).

Il gap abitativo riscontrato in Italia tra autoctoni e stranieri colloca il nostro paese agli ultimi posti in Europa: le condizioni abitative degli stranieri sono tra le peggiori per quanto riguarda sovraffollamento, percentuale di proprietari e incidenza della spesa abitativa. Fattori che pregiudicano una piena integrazione degli immigrati nel tessuto socio-economico, limitando inoltre il contributo fiscale alle casse dello Stato.

Leggi l’articolo di Rossella Cadeo su Il Sole 24 Ore del 14 dicembre 2015. download